(da 'La Stampa' - domenica 15 ottobre 2006)

SOCIETA'

UN PROBLEMA SOCIALE PER MIGLIAIA DI FAMIGLIE, NUTRIRE I FIGLI PUÒ DIVENTARE UN INCUBO: IN ITALIA LA SCUOLA, I RISTORANTI, I BAR NON SONO ANCORA PREPARATI

Allergie alimentari, scatta l'allarme
Si ammala un bambino su cinque

I casi sono raddoppiati negli ultimi dieci anni, la diagnosi è difficile

15/10/2006 - di Marco Accossato

TORINO. La minaccia è nascosta in un biscotto, avvolta in una caramella. E' ricoperta di gelato, confusa in una fetta di prosciutto, affogata nell'olio di semi. La minaccia è persino nel gesso alla lavagna. Crescono, in Italia, i casi di allergia alimentare.
Raddoppiati negli ultimi dieci anni sull'onda dell'industrializzazione, hanno sempre più i contorni di un problema sociale, soprattutto e sempre più per i bambini: intolleranze alle proteine del latte e a quelle dell'uovo, del grano e della soia, della frutta col guscio e delle arachidi, del pesce e dei crostacei.

In Italia, come nel resto d'Europa, ci sono sempre più mamme e papà che passano la loro vita a leggere - preoccupati - gli ingredienti di qualsiasi alimento confezionato. «L'allergia alimentare colpisce ogni anno un numero sempre maggiore di bambini, mentre si conosce ancora poco del tipo di vita a cui sono costrette le famiglie che hanno questo problema in casa», lancia l'allarme l'Angea, Associazione Nazionale Genitori Eczema Atopico.
«Mancanza di alimenti specifici, costi, etichette incomplete». Oltre alle troppe diagnosi fatte in ritardo che rischiano di condannare i più piccoli a un'adolescenza da «intolleranti».

In Italia non esiste registro degli allergici a tavola, «ma il fenomeno è chiaro nelle diagnosi negli ospedali, il che dimostra quanto si debba lavorare per far conoscere il problema e far crescere la sensibilità»: dal mondo della scuola spesso impreparato di fronte alla lunga lista dei cibi proibiti, fino ai gestori di bar e ristoranti che non conoscono quali siano i gravi rischi di una «contaminazione», e di fronte al sacchetto con la merenda senza allergeni portata da casa storcono il naso.

Ancora un mistero l'origine di queste allergie. Si sa che c'è una predisposizione genetica, ereditarietà, ma si conoscono a fondo solo i meccanismi che le scatenano. «Dimostrato che la diffusione aumenti col crescere dell'industrializzazione - commentano all'Angea - non stupisce che il Paese al mondo dove ci sono più persone allergiche sia il Giappone. Poi gli Stati Uniti, la cui prevalenza si avvicina oggi moltissimo a quella europea e italiana».
Derivati dei cereali, a cui sono allergici i celiachi
Derivati dei cereali,
a cui sono allergici i celiaci
Nel nostro Paese è allergico un bimbo su cinque. Percentuale che diminuisce, ma non si azzera, all'età della scuola. «E' dimostrato che esiste una predisposizione genetica già in utero, perché alcuni allergeni sono presenti nel liquido amniotico». A fare da «interruttore» è l'allattamento al seno. «Attraverso il latte materno - spiegano gli specialisti - passano le sostanze che nel bimbo provocano le prime reazioni. Il primo passo della vita di un allergico è la dieta della madre».

Paolo ha 6 anni e ha passato tutta la sua esistenza dentro e fuori gli ospedali. Nessun pediatra ha riconosciuto che i suoi mal di pancia continui e insopportabili e le chiazze rosse sulla pelle dipendessero da un'allergia. Hanno fatto diagnosi di ogni genere, improbabili, anche spaventose: «Suo figlio probabilmente ha un tumore all'intestino», si sono sentiti dire i genitori. Un macigno. Non era così: colpa invece di un'intolleranza alle uova: «Da quando è stata scoperta la causa e il bambino ha iniziato una dieta - ricordano all'ospedale infantile Regina Margherita di Torino - Paolo ha smesso di avere problemi, e nell'arco di un solo mese sono cessati i dolori alla pancia, e meno di un anno dopo sono completamente scomparsi persino gli altri disturbi».
La guarigione è un percorso a ostacoli. Spesso come la diagnosi. Emblematica la storia di Silvio, 8 anni: la sua allergia al latte è stata riconosciuta e lui è stato messo a dieta. Ma squilibrata: rinunciando completamente al latte (e a tutto ciò che lo contiene, come la carne di manzo) non ha ricevuto il giusto apporto di calcio. Nell'arco di otto anni le sue ossa hanno perso consistenza. E i suoi femori hanno ceduto per quattro volte.
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